‘Il capolavoro sconosciuto’ della Biennale

DI SERGIO MARIO ILLUMINATO

La storia della Biennale di Venezia affonda le sue radici nel lontano 1895 con la sua prima Esposizione Internazionale d’Arte, mantenendo viva la sua tradizione attraverso tutto il ventesimo secolo fino alla sua 60esima edizione nel 2024.

L’edizione precedente della Biennale, curata da Cecilia Alemani e intitolata “Il latte dei sogni”, ha condotto il pubblico in un viaggio attraverso il mondo surreale dell’immaginazione, offrendo una fuga dalla realtà in un regno di magia e sogno. Al contrario, la Biennale “Stranieri Ovunque“, curata da Adriano Pedrosa, affronta temi sociali e culturali cruciali, come la diversità, l’immigrazione e l’integrazione. 

Il ruolo del curatore e la selezione degli artisti di questa edizione sono fondamentali per comprendere questo cambio di direzione. Pedrosa, il primo curatore della Biennale Arte proveniente dal Sud America, ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato alla Biennale, ampliando così i confini dell’arte al di là delle convenzioni precedenti.

Questa nuova direzione rappresenta un superamento della dittatura dei circhi Barnum dell’avanguardia debole degli ultimi anni, offrendo una solida base per un progetto di trasformazione e liberazione dello sguardo della Biennale Arte. Questo approccio si discosta dalle logiche corporative e di potere, evitando di concentrarsi esclusivamente su nomi altisonanti.

Essere contemporanei, come insegnato da Benjamin, implica resistere all’adesione acritica alle tendenze del momento. La Biennale 2024 di Venezia è concepita come un luogo dove l’arte sfida i confini convenzionali, rivelando frammenti di bellezza esclusa e marginale.

Il viaggio proposto da Pedrosa riflette un allestimento che porta in primo piano il ‘fare‘ e permette agli spettatori di confrontarsi con visioni contrastanti e forze in tensione fra Cile, Messico, Argentina, Colombia, Porto Rico, Guatemala, Kenya, Zimbabwe, Angola, Sud Africa, Singapore, Indonesia, Medio Oriente; ponendo al centro temi cruciali come la migrazione e la decolonizzazione.

Quattro sono i soggetti principali su cui si concentra la curatela: l’artista queer che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popolare; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra.

Pedrosa sembra quasi chiederci di sostare ai margini delle pratiche espositive e performative, ai bordi delle cose, agli orli dei significati, su soglie rarefatte, in passaggi a vuoto, nei perimetri del non-accadere, dove però ognuno di noi riempie sé stesso di esperienze e riflessioni di una sorta di teatro metapolitico sul valore della libertà, dove, secondo Jacques Rancière, l’arte raggiunge la propria compiutezza.

Questa 60esima biennale, combinatoria di linguaggi, di visioni, di esperienze, di informazioni per lo più ‘fuori’ del sistema dominante, appare come un’enciclopedia aperta che ha valore solo se, nel passaggio del testimone, la cura di chi seguirà continuerà ad esplorare l’azione di questa decreazione del mondo attraverso un processo creativo transdisciplinare e transmediale non-finito, non-risolto, ma perpetuando un nulla in divenire di una pluralità di sguardi, alla continua ricerca de ‘Il capolavoro sconosciuto’ di Balzac.

Mi limito a queste residue considerazioni post-biennale per lasciare intatta la passione delle belle persone che popolano gli spazi con interesse e attenzione, per costruire una propria unica e inestricabile tessitura tra i percorsi dei padiglioni che si percorrono senza dispersione, ma con interesse e persino piacere. Per quanto mi riguarda, da artista, ho tratto linfa genuina dalle cose che mi sono saltate addosso da questa enciclopedia piena di paesi e volti ‘ovunque stranieri’, distante rispetto alla quotidianità di un mondo-fuori-dell’arte pietrificato e così noioso.

 

INFO

La Biennale di Venezia
60. Esposizione Internazionale d’Arte
Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere
Venezia (Giardini e Arsenale) 20 aprile – 24 novembre 2024
www.labiennale.org

 

In questo speciale Biennale Arte 2024 potete leggere:

 

 

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