Bologna non è Milano né Roma

DI ROBERTA MELASECCA

Bologna non è né Milano né Roma. Prima di tutto per la sua superficie territoriale. Il centro storico di Bologna si estende per 4,5 km2, quello di Milano per 9,67 km2 mentre Roma 14,308 km2. Perchè nessuno ci pensa mai ma le dimensioni contano in certi momenti.

E Bologna da dodici anni ha saputo sfruttare la ghiotta e storica presenza di Arte Fiera per riportare l’esperienza milanese del design, che dagli anni ’90 riscuote successo e pubblico (e anche notevoli entrate economiche), declinandola all’arte e disseminando decine e decine di mostre ed eventi all’interno di un centro storico facilmente percorribile a piedi e in bicicletta. E furbamente Art City nasce proprio dal volere congiunto di BolognaFiere e Comune di Bologna, coinvolgendo prima di tutto i centri istituzionali del capoluogo emiliano-romagnolo, musei e fondazioni, per poi spaziare alle gallerie e agli altri luoghi non convenzionali. E quindi sì, è facile passeggiare per le strade di Bologna, tra un tortellino e una crescentina, ed avere l’occasione di visitare vari tipi di progetti artistici e culturali che quest’anno hanno goduto anche del favore di un clima lieve e mite.

Certamente le proposte erano innumerevoli, necessariamente ho dovuto fare le mie scelte mentre tante le desiderate che avrei voluto vedere e non sono riuscita. E quindi ecco qui un breve e intenso excursus tra vita e desiderio.

Alla Fondazione Gajani Francesca Lolli porta il suo progetto Come tu mi vuoi a cura di Sara Papini: un lavoro fotografico, installativo, video e performativo iniziato nel 2021 e che qui prende corpo in una traslitterazione spazio temporale tra la vita e le opere dell’artista Carlo Gajani e gli interventi di Francesca. Maturo, profondo, veritiero, complesso, Come tu mi vuoi si snoda in un percorso negli spazi della fondazione (invadendo il bagno, le camere, gli androni) dichiarando con estrema lucidità una storia di vita vissuta nel profondo degli stereotipi di genere, messi alla luce nella loro cruda chiarezza. Tra le frasi dichiarate a mò di piccolo quadretto (Te la sei andata a cercare, Sei acida, hai il ciclo?, Ti ho lavato i piatti, Auguri e figli maschi, Al buio tutte uguali, Aspetti che le dico come parcheggiare, ed altre), tra divani e cuscini, libri e suppellettili, incontriamo l’artista rinchiusa letteralmente in un vecchio televisore a tubo catodico, impossibilitata a comunicare, a dire, a farsi comprendere. E lì allora pensi a te, alla tua di vita e a tutte le volte che sei stata anche tu dentro quel vecchio schermo, soffocata, senza voce mentre fuori splende il sole e gli uccellini cinguettano. E subito preponderante arriva il corpo, il tuo, quello delle donne come te, come me, come tante e lo vedi semplice e chiaro in Francesca, che, senza fraintendimenti e senza avere necessità di doppi significati, te lo consegna come oggetto del desidero, come merce mercificata, come contenitore di nascite, come sentimento di dolore, per poi cessare di esistere ed essere semplicemente e solo ‘corpo’. Beh, grazie Francesca, sei una artista coraggiosa e veritiera.

Nella Cripta di San Zama Anna Caterina Masotti presenta il lavoro fotografico-installativo A single moment a cura di Alessia Locatelli: la cripta risalente all’XI – XII secolo, uno dei luoghi cristiani più antichi della città, diventa cuore del progetto artistico del quale più appronditamente potete leggere nell’articolo a firma di Claudia Quintieri, “Caterina Masotti e gli ‘ineffabili istanti’”.

Il MAMbo è al centro dei cinque special project che Art City dedica all’artista moderno più importante nato e vissuto nella città felsinea, Giorgio Morandi (1890 – 1964), nel 60° anniversario della morte. Tra questi, profondamente poetico è Morandi’s Books di Mary Ellen Bartley: dopo aver visitato lo studio e la casa di Morandi nel 2020, Bartley ha realizzato un lavoro basato su fotografie di sue personali composizioni composte con i libri appartenuti a Morandi e oggi esposti nella dimora di via Fondazza. Incantano le opere per il silenzio interno e interiore, per la cura con la quale l’artista si sofferma sugli oggetti, per l’ordine meticoloso ma non rigido che emerge nella successione degli scatti, per il tocco gentile con cui guarda le composizioni. Mi pare di sentirmi a casa e una bella gallery la trovate qui.

Nella Maison Laviniaturra, atelier di moda della fashion designer Lavinia Turra, Alessandra Calò installa il suo Secret Garden a cura di Serena Ribaudo, un viaggio nel cuore dell’identità, della memoria, intimo, esperienziale che potete approfondire nell’articolo a firma di Sergio Mario Illuminato, ‘Alessandra Calò sull’orlo del gorgo ‘interminabile’ del tempo’.

A Palazzo Boncompagni Mimmo Paladino espone una ventina di dipinti e sculture di grandi dimensioni, tra le più significative della sua poetica degli ultimi venti anni. Non sono andata ma è visitabile fino al 7 aprile. Sono passata anche alla mostra collettiva Flesh to flesh, nel bellissimo Palazzo Hercolani Bonora. Ma che meraviglia questo palazzo! Di costruzione cinquecentesca e decorato a metà del ‘900, è stato sede di tante esposizioni tra cui l’Esposizione nazionale della guerra del 1918-1919.

Ho mancato per un pelo Chiara Fumai: Inviting Evil Spirits’ alla Biblioteca Italiana delle donne con le installazioni video delle performance Shut up, Actually Talk (2012-13) e The book of evil spirits (2015): artista a cui ho dedicato altri scritti in diverse occasioni e che sarà presto ispirazione di un nuovo progetto.

E veniamo alle due note dolenti di questa Art City che in ogni caso si è rivelata variegata e interessante. Il progetto The Painting Race del collettivo Canemorto: sei “quadri radiocomandati” provvisti di ruote, disposti all’interno di un circuito chiuso che attraversa tutte le sale dello spazio espositivo, che si trasformano in macchine da corsa dirette dagli artisti insieme agli spettatori (o ai collezionisti o ai curatori del bon ton bolognese). Devo essere sincera: anche a me piace divertirmi ed ho ritrovato ultimamente un inedito senso dell’umorismo che pensavo non possedessi affatto. Ma non mi piace molto essere presa in giro da un sistema che se la canta e se la suona e considera l’arte non un gioco.

Il progetto Animali fantastici. Il giardino delle meraviglie a Palazzo Albergati, a cura di Gianluca Marziani e Stefano Antonelli. “Animali Fantastici è molto più di una mostra. Rappresenta una nuova frontiera dell’intrattenimento, in cui si fondono animali, arte, magia, divertimento e sogno. Il museo si trasforma in un immenso spazio aperto, in cui gli animali trovano il loro habitat ideale, accogliendo tutti, grandi e piccoli, esperti d’arte e curiosi.”, è quanto si legge nel comunicato stampa. Tanti gli artisti presenti ma che nel colophon all’ingresso non sono citati e non li trovo, ora che scrivo, neanche nel sito. Non servono parole, a questo punto. E non solo per l’assenza dei nomi.

Voglio chiudere questo racconto di certo non esaustivo con il progetto urbano di street poster Unmute Gaza: una campagna che giunge anche a Bologna e a cui hanno aderito tanti artisti – tra cui Eron, Faith XLVII, Ernest Zacharevic, Escif, Stefan Krische, Jofre Oliveras e Sainer, Bastardilla, Shepard Fairey – ad interpretare gli scatti di reporter che quotidianamente vivono l’orrore di quanto sta accadendo. La gallery ed altre info qui.

Siamo arrivati alla fine. Passo e chiudo e ci vediamo alla 60° Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia dove vi stupiremo con altri Super Speciali.

À bientôt.

 

Francesca Lolli - Come tu mi vuoi

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