Fabio Mauri e il tempo

DI SERGIO MARIO ILLUMINATO

Il tempo lo si può misurare soltanto in maniera indiretta, e il susseguirsi di una sequenza di movimenti, spostamenti, modifiche, su corpi, oggetti, paesaggi, lascia la sensazione dello scorrere di questa forza invisibile. Significativa appare la ricerca di molti artisti contemporanei che nel loro lavoro hanno provato non a rappresentare ma a presentare il tempo: osservandolo, marcando, sospendendo, condensando, o allungando il suo flusso.

FABIO MAURI (1926-2009), indiscusso protagonista della ricerca artistica degli anni Sessanta ed oggi riconosciuto maestro a livello internazionale. Fabio Mauri ha avuto questa intuizione: più che giudicare, bisogna vivere, sentire e constatare. Per farlo, bisogna rivelare un tempo per ciò che era ed arte nell’intensità dell’umiliazione e del dolore.

Artista impegnato e tormentato, Fabio Mauri presenta già negli Anni Cinquanta il fallimento dell’ideologia, e la sua riflessione sul tempo ha un carattere storicista, esplicato attraverso opere concettuali che documentano per metafora il vuoto esistenziale che i drammi del Novecento (compresa la Guerra Fredda) hanno lasciato nella coscienza dell’umanità.

Il tempo assume la statura di “successione di fatti storici”, impalpabile movimento di idee, di stragi, di sangue. Quegli schermi vuoti, quel senso di non novità dei suoi lavori, spiegano la stanchezza morale del “dopo ideologia”. È un tempo assoluto in cui il tempo relativo dell’uomo del Novecento non può essere che quello segnato dal crollo delle certezze.

Mauri si interroga sull’uomo e sulla sua natura alla luce della recente tragica memoria della guerra e delle pratiche ideologiche oppressive. Tra i suoi lavori: Il televisore che piange (1972), opera anticipatrice della sua ricerca sui mass media e sui temi della società della comunicazione; Senza tempo (1995), Non ero nuovo (2009), The End (2009) e Schermo: Senza Tempo. Oggetti e azioni senza tempo per essere in ogni tempo …

Gli oggetti sono al di là del tempo. Portano i segni del tempo in cui nascono, ma sopravvivono intatti al tempo della vita, di chi esiste. L’arte li usa in questo senso. Dialettizzare il tempo della memoria storica con l’attualità per rendere più credibile l’assunto.

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