AmaLuna del Cirque du Soleil

DI SERGIO MARIO ILLUMINATO

Il Cirque du Soleil, dopo 11 anni, sbarca nuovamente a Roma, a Tor di Quinto.

Tutte le maggiori cariche politiche locali, addirittura celebrità della TV, del cinema e quant’altro, si sono riversate in queste strade di periferia ostacolando ogni traffico di sesso a pagamento, a cui normalmente l’area è destinata. Debbo dire che l’ansia generata dall’annuncio che AmaLuna avrebbe visto come unica tappa, in Italia, questo squarcio romano dei primi di maggio, subito mi ha spinto a mescolarmi con i tanti questuanti per la richiesta di un accredito alla prima. Ma la gongolante soddisfazione di avercela infine fatta ad essere compreso tra gli eletti spettatori, si è presto sbragata nel respiro casalingo che la Capitale assume in queste grandi occasioni .

Girovagando intorno all’ingresso VIP e quindi scivolando sul red carpet, sembrerà assurdo, ma i sorrisi, il canto, le grida e le improvvise danze di gioia nell’abbracciarsi l’un l’altra le personalità presenti, hanno scosso in me un’emozione che ben presto si è tradotta in un pianto interiore. Ho cercato di trovare un’uscita  qualsiasi, girando per questo enorme tendone come un ebete, mentre la folla pressata e ondeggiante veniva rifocillata gratuitamente con prosecco, popcorn, palline di caprino alle diverse erbe, bruschette di funghi…fino a che, anche se sulle prime ho creduto si trattasse di un’allucinazione, sono entrato nel tempio del Cirque du Soleil.

Dunque, è vero! Tra storia, mito e rivelazione, la spericolata declinazione contemporanea di un’arte senza tempo qual è quella circense condurrà tra pochi minuti la mia facoltà di immaginazione sulle relazioni sentimentali in una misteriosa isola abitata da sirene. In quest’isola, so già che si innesca un’epica storia d’amore tra Miranda, la figlia di Prospera, e Romeo, un coraggioso giovane corteggiatore. Il loro amore sarà messo alla prova, da Calì, mezzo-uomo mezzo-lucertola, dalla Dea luna e dalla stessa Regina Prospera, una sciamana dotata di poteri magici.

Pian pianissimo si spengono le luci e cominciano ad apparire in ordine 46 personaggi eclettici, per la maggioranza composto da interpreti femminili, inclusa una band composta al 100% da donne, in una simbiosi perfetta tra teatro e arti acrobatiche, con l’empatia della musica dal vivo composta da Bob e Bill, la magia delle scenografie creata da Scott Pask con 174 rami simil canne di bambù slanciate in alto, e degli oltre 130 costumi “progressivi” multidimensionali di Mérédith Caron. E tutto lascia senza fiato.

Grazie alla magia di questa 37ma creazione scritta e diretta da Diane Paulus, il Cirque du Soleil ci conduce per forza sull’orlo della maraviglia. Tutto costruito su giochi d’arte, colori, illusioni, emozioni e sfide alla forza di gravità. Arte totale, così come già dipinta, tra gli altri, da: Aligi Sassu, Antonio Donghi, dal Surrealismo a Quidan, Fernand Léger,  Georges Roualt, Georges Seurat, Henry De Toulose Lautrec, I “Fauves”, Luciano Minguzzi, Marc Chagall, Marino Marini, Massim Campigli, Nino Caffè, Picasso Blu E Rosa, Parade…

In questo viaggio onirico «ci sono stati momenti bellissimi» – si dicono gli spettatori a fianco -, io sinceramente mi ero perso nel frattempo soprattutto nella sorpresa dell’esibizione di queste donne imperanti in ogni dove, ed estensione dell’anima dell’opera e della scena. Glaciali e minute nel loro fascio di muscoli, dubito che questa possa essere una degna rappresentazione della fonte e del principio essenziale, eterno e insondabile della vita e di chi la genera. I pochi membri maschili della compagnia poi non rivestono proprio il ruolo di eroi, ma subordinati si fondono armoniosamente con la super-femminilità descritta, fino a legarsi entrambi indiscutibilmente al presente di corpi mostrati e manipolati geneticamente in corazze e potenza muscolare indubitabile. 

Siamo sul finale e dobbiamo sforzarci di vedere un senso. Le atmosfere circensi e quelle metropolitane odierne si sono unite nell’indimenticabile AmaLuna, lo show capace di avvicinare due ambienti così diversi tra sogno e realtà, il loro attrito ha acceso in me la scintilla di una nuova consapevolezza che illumina entrambi gli scenari di nuova luce.  In questa (in)civiltà del rumore sempre più dilagante, conquisto la lucida coscienza di voler vivere senza pseudo-vivere.

Di voler cambiare ma rimanere umano.

G-66PL6CNJ8R