Carla Accardi

DI ROBERTA MELASECCA

Per il centenario della nascita di Carla Accardi (Trapani 1924-Roma 2014), Palazzo delle Esposizioni dedica all’artista di origini siciliane una imponente mostra antologica, al pari del catalogo di oltre 700 pagine: un percorso cronologico dal 1946 al 2014 che raccoglie quasi cento opere, tra cui alcuni allestimenti concepiti dalla stessa Accardi ricostruiti attraverso documentazioni fotografiche.

Un’esposizione, dunque, rigorosa, convincente, nella quale spiccano la Tenda del 1965-1966, la Casa labirinto del 1999-2000, il Cilindrocono del 1972-2013, l’installazione-ambiente Origine, ricostruita esattamente come quella presentata nel 1976 a Roma. Il percorso si snoda attraverso le 7 sale e la rotonda centrale del piano nobile che accoglie la Triplice tenda del 1969-1971, conservata al Centre Pompidou, di sicuro una delle opere più scenografiche e rappresentative, e che trova nel salone del palazzo una degna cornice.

La sala 1 è quella delle opere di esordio; la sala 2 accoglie le opere in bianco e nero dal 1955 al 1961; la sala 3 ospita invece le opere del 1963-1966 caratterizzate dall’esplosione del colore insieme alla sperimentazione del sicofoil; nella sala 4 sono raccolte alcune installazioni ambientali quali A Gent abbiamo aperto una finestra del 1971-1986 proveniente dal Museum Van Hedengaagse di Gent, la Casa labirinto e il Cilindrocono; nella sala 5 è documentata quella parte del lavoro che la stessa Accardi definiva come ‘tabula rasa’; la sala 6 riproduce la grande installazione della Biennale di Venezia del 1988; ed infine al centro della sala 7 il dialogo tra l’artista e la Galleria Pieroni del 1992 con i dittici Grande nerobianco, Movenze notturne e Grande bianconero. Una mostra, dunque, assolutamente da visitare, se non fosse per la quantità e varietà di opere raccolte da numerose collezioni pubbliche e qui visibili tutte insieme.

Ma mentre ci apprestiamo a scrivere queste poche righe e dopo aver visitato l’anteprima per la stampa, ecco che in noi emergono alcuni interrogativi mossi dall’impegno artistico, sociale e politico di Accardi e amplificati anche da un breve scritto di un architetto siciliano, Vito Corte, il quale riporta, proprio il giorno dell’inaugurazione, una lettura interessante della nostra artista, scomparsa 10 anni fa: ’Oggi a Roma si inaugura una grandissima mostra dedicata ad una artista che ha interpretato la sua mediterraneità nel più pieno dei modi: ovvero una mediterraneità fatta di interconnessioni, di scambi, di aperture verso il mondo esterno e di interpretazioni autentiche, sedimentate e filtrate con originalità, del mondo esterno. Quindi una artista non affetta dalla sindrome della sicilitudine – quella cioè che ci rende autoreferenziali e chiusi – ma davvero avanti e moderna; capace di assorbire e di trasformare, di sperimentare e soprattutto avvezza ad ascoltare e a coinvolgere.

È vero, Carla Accardi è stata una figura unica, attraversando epoche e stagioni diverse, riuscendo a relazionarsi con tante generazioni di artisti e intellettuali. Corte parla di ‘sicilitudine’, ma tale definizione si potrebbe altresì applicare con identico esito ed effetto ad una certa ‘italianitudine’ e ci sovviene una domanda, anzi due. Quale è dunque la figura e il ruolo dell’intellettuale e dell’artista, oggi? E ancora, quale valore e quali implicazioni producono queste grandi mostre e cosa ci lasciano nel momento in cui usciamo dalle sale espositive?

La trattazione risulta complessa per entrambi gli interrogativi ma qualche accenno di riflessione vogliamo provare ad esporlo. L’avvento dei social media ha prodotto certamente una maggiore circolazione delle idee ma anche una più accentuata superficialità non tanto dei temi di discussione quanto del grado di approfondimento di essi. L’intellettuale di oggi allontana, ad esempio, la sua produzione dalla tipologia di scritto in forma di saggio, e adotta una forma più breve che ha come contenitore solo in alcuni casi il noto quotidiano, avvezzo più che altro a fatti di cronaca giornaliera; invece più spesso abbandona i propri pensieri ed idee a brevi commenti sui diversi social network che da Facebook a Instagram e Twitter scarnificano sempre di più la quantità di parole emesse. Sulla capacità di confrontarsi al di fuori del sistema virtuale, i luoghi di dibattito si risolvono per la maggior parte in talk show sterili, portati avanti mediante continui ed imperterriti toni accusatori. Raramente ci si riunisce in circoli di discussione dove si analizzano le diverse posizioni, ci si incontra e ci si scontra con quella apertura al dialogo e con la passione di scoprire il mondo dell’altro. Quale è dunque la figura dell’intellettuale oggi, stretto da una realtà sempre più individuale e individualistica? Che incisione può avere il suo pensiero teorico e pratico in un contesto che appare dilatato e sfrangiato nei confini ma che effettivamente risulta sempre più autoreferenziale e rinchiuso all’interno di strette mura, delimitate dal giudizio continuo e dalla scarsa libertà di vera espressione? Non abbiamo qui l’intenzione di rispondere a tale quesito ma solo suscitare una riflessione che possiamo solo sperare possa trovare luoghi più consoni di dibattimento (magari alla prossima biennale, oltre a bere insieme qualche spritz si potrebbero inventare occasioni di relazione).

E veniamo alla seconda domanda, correlata alla prima anche se non sembrerebbe. Le grandi esposizioni, così ben congegnate quanto la presente su Carla Accardi, rappresentano sicuramente ottimi strumenti di studio e di approfondimento del lavoro di singoli artisti, del periodo storico i cui essi sono immersi, delle tematiche affrontate e delle ricerche artistiche in sé per sè. Tuttavia, oltre a prediligere solo il giorno inaugurale durante il quale si tendono a fare soprattutto operazioni di public relation e poca attenzione viene conferita alle opere in mostra, si potrebbe adottare la tecnica del ritorno. Ritornare insieme a visitare le diverse esposizioni e attivare così uno studio congiunto, tornare a discutere di arte e critica d’arte, e così forse, rientrati nelle nostre case e nei nostri studi, sentiremo di aver costruito un tassello in più nella nostra vita e nella nostra realtà personale e collettiva.

Quindi appuntamento alla 59° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Vi aspettiamo davanti ad un colorato aperitivo per discutere del Padiglione Italia.

À bientôt.

 

FOTO
“Carla Accardi”, Palazzo Esposizioni Roma, 2024
Foto © Azienda Speciale Palaexpo / Monkey VideoLab

INFO

‘CARLA ACCARDI’
PERIODO: 6 marzo – 9 giugno 2024
A CURA DI Daniela Lancioni e Paola Bonani
PROMOSSA DA Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo
IDEATA, PRODOTTA E ORGANIZZATA DA Azienda Speciale Palaexpo
REALIZZATA CON LA COLLABORAZIONE DI: Archivio Accardi Sanfilippo
CON IL SOSTEGNO DI: Fondazione Silvano Toti
MEDIA PARTNER: Grandi Stazioni Retail Dimensione Suono Soft
SPONSOR TECNICO: CoopCulture
SI RINGRAZIA: Krumiri Rossi

Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194 – Roma
ORARI: Dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00, lunedì chiuso. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura.
BIGLIETTI
Intero € 12.50 – ridotto € 10.00 – ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6.00
Ingresso gratuito per i bambini fino a 6 anni.
Il biglietto è valido per tutte le mostre in corso.
PRIMO MERCOLEDÌ DEL MESE Ingresso gratuito per gli under 30 (dalle 14.00 a chiusura).

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