Le Balene di Enzo Maiorca: una Storia di Passione, Protezione e Cooperazione Internazionale

DI PAOLO GUGLIELMI…diario speciale da Roma a Istanbul
(photo credits of the author of the article)

“Enzo, quante balene hai visto nelle tue escursioni subacquee?”

Lui mi fissa coi suoi occhi marini e, come se gli passassero tutte davanti in quel momento, mi risponde: “Tante. Fanno tutte parte della mia famiglia, per questo sono qui con voi”.

La motonave “Superba” lascia il porto di Imperia e si dirige in mare aperto, verso il centro del Mar Ligure con un carico di ecologisti, giornalisti, troupe televisive, politici, testimonial e appassionati di mare. Si naviga sulla rotta delle balene, che verso la fine dell’autunno lasciano il Mar Ligure per dirigersi a sud in cerca di altro nutrimento. Li abbiamo chiamati tutti noi del Fondo Mondiale per la Natura (WWF). Volevamo ottenere attenzione e supporto per creare finalmente, dopo 10 anni di sforzi, il Santuario Internazionale dei Cetacei nel Bacino Sardo, Corso, Liguro-Provenzale con la firma dell’Accordo da parte del Principato di Monaco, della Francia e dell’Italia. La più grande area protetta del Mediterraneo dedicata a balene e delfini con ben 84.000 Km quadrati di mare.

Senza dire una parola, Enzo mi stringe il braccio e mi indica un punto un po’ più basso dell’orizzonte davanti a noi. Guarda caso, il primo avvistamento lo aveva fatto lui. Una balenottera comune (Balaenoptera physalus), la seconda più grande al mondo dopo la balena blu (Balaenoptera musculus) nuotava in superficie seguendo la sua rotta verso sud. Un turbinio inevitabile di occhi, telecamere e obiettivi fotografici si schiera sulla prua della motonave per avere una migliore visuale. E lei, 22 metri di muscoli, pinne e fanoni (denti filamentosi per il filtraggio del plancton), per nulla intimorita, ci mostra le sue doti natatorie e si volta sul fianco, quasi per guardarci negli occhi. Un “coro” da stadio si solleva dal ponte della motonave. Non è possibile evitarlo perché arriva direttamente dalle coscienze. In quel momento, ci si sente tutti in sintonia con quel capolavoro della natura, un po’ come nel film “Highlander”.

Il “press trip” ha un successo clamoroso. Le immagini fanno il giro del mondo su tutti i telegiornali e i nostri “testimonials” vengono intervistati dalle tv di mezza Europa. Forse anche grazie a questa azione, il consorzio di Organizzazioni Non Governative a supporto del Santuario dei Cetacei, tra cui WWF, Istituto Thetys, Europe Conservation, etc. ottiene la firma dell’Accordo Internazionale.

Il whale watching diventa un’attività diffusa e amatissima dal pubblico in tutta la Riviera Liguro-Provenzale. Per lungo tempo dimenticata, torna nell’immaginario della gente la presenza e l’esistenza leggiadra di questi giganti del mare che nuotano vicino a loro. Ci si ricorda che già i Romani chiamavano questi luoghi “costa balenae” e che Portofino, località famosa in tutto il mondo per la sua bellezza e mondanità, si chiama così dall’unione delle parole “portus delphini”, proprio per l’abbondanza di delfini nel suo mare.

A poco più di 20 anni dalla sua creazione, il Santuario del Cetacei è oggi una realtà operativa. Gli avvistamenti di questi mammiferi marini sono sempre più frequenti e la cooperazione internazionale tra Francia, Principato di Monaco e Italia per salvaguardare l’area è più intensa.

La popolazione dei “giganti del Mare Nostrum” ha quindi una casa in più dove vivere serenamente. Da parte mia ripenso sempre con estrema ammirazione e tanta nostalgia all’incontro avuto in quei giorni con il più grande di tutti quei giganti del mare, il loro padre: Enzo Maiorca, scomparso da poco tempo.

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