‘iosonovulnerabile, dunque vivo’

DI IVO MEJ

‘iosonovulnerabile, dunque vivo’: l’arte di ILLUMINATO racconta la fragilità in un carcere abbandonato

Prendere coscienza della fragilità umana, della propria fragilità, di quella degli altri. Una cosa alla quale non si pensa quotidianamente, a meno di non trovarsi in mezzo a una guerra o privati, per qualsiasi motivo della propria libertà.

È questo il concetto attorno al quale ruota la ricerca artistica di Sergio Mario Illuminato, catanese ma romano d’adozione, che ha deciso di affrontare in primo luogo la propria fragilità confrontandosi con un carcere ormai abbandonato.

Si tratta di quello di Velletri, una spettrale ex galera pontificia edificata con l’unità d’Italia e chiusa definitivamente nel 1991. Proprio qui, in questo luogo di antiche sofferenze e frustrazioni, l’artista ha pensato di dare vita ad una performance transdisciplinare.

Con il titolo iosonovulnerabile, dunque vivo. L’Arte è amare la realtà, Illuminato ha creato nello stesso tempo una mostra di sue opere pittoriche in dialogo costante con la struttura fatiscente del carcere, nella quale ha chiamato ad esibirsi due coppie di danzatori (Patrizia Cavola e Ivan Truol, Camilla Perugini e Nicholas Baffoni) su musiche originali di Andrea Moscianese e riprendendo il tutto in video per la creazione di un cortometraggio dal titolo Vulnerarte.

Come afferma lo stesso artista, si tratta di un’iniziativa che mira a “rompere le barriere tra opera e non-opera, tra autore e partecipante e tra spazio espositivo e vita quotidiana”.

La sola visita all’ex carcere di Velletri è già di per sé un’esperienza straniante. Vederci esposti i quadri ‘deperibili’ di Illuminato accompagnati dalla cupa atmosfera musicale che guida le movenze dei danzatori fa vivere al visitatore qualcosa di completamente inedito, morbosamente pauroso ma inevitabile. Gli spazi qui sono angusti ma molteplici. Il carcere si sviluppa su tre piani, con una divisione tra reparto femminile e maschile, che includeva segrete e larghe. Le segrete, erano utilizzate per isolare il detenuto, soprattutto durante gli interrogatori, mentre in seguito il soggetto veniva trasferito insieme agli altri detenuti nelle celle larghe. Le segrete chiamate ‘la ruota’ e ‘la catena’ indicavano chiaramente il loro truce scopo.

Oltre che nelle celle larghe e segrete, la mostra-evento si struttura nei tre locali delle cucine, nell’infermeria, nell’ampia cappella del SS. Crocefisso che in tempi più recenti veniva anche utilizzata come sala cinematografica e che qui diventa una sorta di punto focale dell’opera totale.

C’era bisogno di qualcosa del genere nel panorama artistico? Secondo Illuminato ovviamente sì, per rispondere “alla drammatica situazione attuale. Ho sentito la necessità di re-agire artisticamente sfuggendo dagli spazi anestetici predefiniti che relegano l’arte ai margini e ho provato a mettere al mondo il mondo, come affermava Alighiero Boetti. Lavoro per riabilitare le ‘cattedrali contemporanee della vulnerabilità’ che includono ex carceri, ospedali, mattatoi, caserme, chiese, fabbriche, scuole e gli altri luoghi in stato di grave abbandono”.

La visita al carcere di Velletri con l’esposizione delle opere è possibile fino alla fine di gennaio 2024, dopodiché il carcere verrà ristrutturato per assumere una nuova identità.

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