Mi sono sempre chiesta a cosa servano le spine in una rosa.
Ma quando colgo la rosa mi dimentico delle sue spine.
Avete mai provato ad osservare una rosa?
So che per molti di voi è bella ma inutile. Da tagliare e arredarci la casa, o donarla all’amata. Ma se provassimo a dare un senso alla rosa, che accade?
Prendiamo la rosa. Con le dita provate a spostare i petali che scoprono gocce d’acqua fresca, mentre il velluto accarezza i polpastrelli e un intenso profumo invade le narici. E immaginate quale energia del sole abbia generato quel prodigio, che pur ubbidendo a processi scientifici ben noti, è un miracolo quotidiano.
Più a fondo trovate i pistilli nascosti sotto foglie profumate adagiate in un girotondo, le quali, in modo simmetrico – e asimmetrico – sembrano indecise se aprirsi al mondo in un trionfo o stare racchiuse nel proprio pudore. Inebriati da questi piaceri diversi mischiati nella mente, provate ancora ad addizionarli tutti ma nel percepire bella la rosa accadrà che si percepisce il tutto, un flusso continuo e indistinguibile della mente e del cuore che getta le armi, si siede, e gode di una conosciuta sensazione di pace.
L’unica cosa che riusciamo a dire è “che bella!”.
Un vulcano in eruzione lei, e un vulcano in eruzione noi che la guardiamo piena di desiderio e allo stesso tempo appagati, indecisi se mangiarla, toccarla, portarla via per sempre. C’è una grande differenza tra vedere e contemplare. Contemplare è una parola magica. Deriva da ‘cum‘ (con significato strumentale) e ‘templum’.
Il templum era in origine quello spazio di cielo delimitato (“templum” viene a sua volta dal greco “temno” = tagliare) attraverso cui (“cum”) il sacerdote, osservando il volo degli uccelli, prediceva il futuro. Possiamo quindi dire che ‘contemplare‘ significa entrare in quello spazio sacro in cui il divino si manifesta. E noi qui siamo. Quello con la rosa assomiglia a un amplesso d’amore. E l’amore è, come la natura, uno degli strumenti che, annullando ogni barriera, ci permette di entrare dentro un mistero che non riusciamo mai a capire a fondo.
Proprio come quello dell’amante per l’amato, della madre per il figlio che ne bacia l’essere sin dalla nascita in una magica fusione senza fare calcoli alcuni. E il nostro per la nostra anima se le diamo l’importanza che merita. In questo dialogo tra le parti della rosa e noi entriamo a fare parte della rosa. Non c’è calcolo né distinzione. Non c’è differenza tra perfezione e imperfezione di petalo. E’ impossibile capire cosa accada.