Diceva Emanuele Severino che è vero, viviamo in un mondo nel quale ogni cosa sembra avere perso un senso. Siamo pervasi dal nulla, da una “nientità” che per quanto possa essere sconfortante è molto utile come anestetico: ci salva dal dolore.
La tecnologia, ad esempio aiuta molto nell’illuderci di poter essere felici, se non fosse che si basa, come la scienza, su fondamenti presupposti dall’uomo, dunque artificiosi, dunque limitati.
Non occorre spiegare che la tecnica o la scienza non ci rendono felici e non danno un senso alla vita! Non hanno nulla a che fare con essi.
Severino, nel contesto nichilista nel quale tutti siamo più o meno consapevolmente immersi, ci ha però lanciato un’interessante ancora di salvezza. Questo “nulla” è infatti il risultato di un mondo in continuo divenire nel quale nulla è ciò che è.
Ma forse, dice, occorre dare un significato diverso divenire. Il variare del mondo, dice, non è manifestazione del nulla, ma il farsi avanti degli eterni. Il sole, il vento, una foglia che cade, il sorriso di un bambino sono per lui eterni che entrano ed escono “dalla luce dell’apparire”.
Siamo immersi in istanti eterni che si fanno avanti.
Se vivessimo così, ogni cosa sarebbe carica di quel senso che non si può spiegare a parole, ma che non ha niente a che fare con questo nulla che ci avvolge, tantomeno è la somma di un’operazione tecnologica. La non follia di questa nostra vita è capire che tutte le cose sono eterne. Oggi fate caso all’eternità che vi circonda e noterete che la vita ha tutta un altro sapore.